Sindrome Locked-in

La sindrome Locked-in è una malattia rara che comporta la tetraplegia e la paralisi della maggior parte dei muscoli a controllo bulbare, senza tuttavia portare il paziente alla perdita delle funzioni cerebrali superiori. Unici mezzi di comunicazione: i movimenti oculari verticali e l'ammiccamento. La sindrome può essere la conseguenza di differenti tipologie di lesione, ischemica, emorragica e di tipo metabolico (es. la mielinosi pontina) che danneggino in modo severo la porzione ventrale del mesencefalo e, bilateralmente, la capsula interna. Quadri molto avanzati di miastenia grave o sclerosi laterale amiotrofica provocano, per vie diverse, una condizione neurofunzionale paragonabile alla Sindrome Locked-In. Ad accomunare i quadri descritti è la lesione selettiva e diffusa dei neuroni di moto senza il coinvolgimento di altre strutture. Per tale motivo il malato non riesce più ad esprimersi verbalmente e a compiere alcun altro atto motorio - solo i casi più fortunati muovono gli occhi e le palpebre - ma è vigile e consapevole della propria condizione. Il tracciato elettroencefalografico riflette la condizione di vigilanza e attenzione del malato, apparendo, nella maggioranza dei casi, sovrapponibile a quello di un soggetto normale e quindi mantenendo una peculiarità sfruttabile come “codice di comunicazione.” In effetti i pattern di distribuzione del segnale sulla corteccia cerebrale continuamente mutevoli possono essere riconosciuti da sistemi a rete neurale che “girano” su processori molto veloci. La metodica che “legge ed interpreta” il segnale EEG viene denominata Brain Computer Interface (BCI) ed è sorella della Human Computer Interface (HCI) attraverso la quale sono elaborati insiemi di imput differenti (non solo EEG). La HCI ha una probabilità di successo maggiore rispetto alla BCI, che di fatto è utilizzabile solo nel 15% dei pazienti.Secondo alcuni la BCI e la HCI rappresenterebbero delle metodiche di “lettura del pensiero umano” da parte di sistemi esperti informatici. In realtà il lungo periodo di training, durante il quale i sistemi esperti imparano a riconoscere certe distribuzioni di segnali e ad attribuire loro un significato, mette in evidenza che questi sistemi non dispongono, al loro interno, della chiave di accesso al pensiero dell’uomo.Grazie agli sviluppi della ricerca in questo settore, attualmente i pazienti affetti dalla sindrome locked-in possono uscire dal loro isolamento e stabilire una forma di contatto, seppure filtrata e virtuale, con il mondo esterno.

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